Insegnanti e competenze emotive


a cura di Elisabetta Cofrancesco, medico e psicoterapeuta.

“Naturalmente per insegnare ci vuole carisma, capacità di comunicazione ed entusiasmo, perché l’attenzione degli studenti passa dal coinvolgimento emotivo”  (U.Galimberti , 1, pag. 176)

“Sono uno studente di liceo classico che sta vivendo il travagliato periodo dell’adolescenza… Mi accorgo sempre di più, ormai, dell’analfabetismo emotivo diffuso nelle scuole… Ridotto a una macchina, mi è imposto l’apprendimento di materie delle quali non sono innamorato, non perché non siano interessanti, ma perché nessuno (o pochi) me le hanno fatte amare.  Del mio sentire, delle mie emozioni, dei miei pensieri, dei miei spunti intellettuali nessuno si interessa nell’ambiente scolastico. Dicono che non c’è tempo, che va finito il programma…”. (1, pag. 183)

Insegnare significa essere in rapporto continuo con gli allievi in una modalità dove la componente affettiva e di coinvolgimento dell’altro sono di fondamentale importanza. Da che mondo è mondo, infatti, nei ragazzi (e non solo nei ragazzi!) “la mente si apre quando la sfera emotiva è coinvolta”. Molti degli insegnanti, più attenti allo svolgimento del programma e alla ordinata tenuta dei registri, mancano delle necessarie competenze relazionali e non hanno la capacità di conquistare la classe dal punto di vista emotivo, dell’attenzione e dell’interesse.

In aggiunta, oggi assistiamo a una vera e propria ‘emergenza educativa’ nelle scuole: adolescenti ingestibili, violenza e comportamenti aggressivi fino all’odioso fenomeno del bullismo, totale mancanza di disciplina. “La priorità dell’insegnante, una volta entrato in classe, è quella di ricostituire un contesto ordinato e non rumoroso (silenzioso è pretendere troppo) in cui tentare di avviare l’attività didattica” (1, pag. 180).

E’ evidente che questo stato di cose richiede da parte dell’insegnante la mobilitazione continua di risorse ed energie psico-fisiche, che alla lunga può portare a esaurimento fisico, mentale e motivazionale, con compromissione della salute dell’insegnante stesso e ricadute negative anche per gli alunni e la scuola: il docente sfinito riduce al minimo l’investimento delle proprie risorse professionali provocando così un peggioramento della qualità di insegnamento, si distacca emotivamente dall’allievo e si limita al lavoro di routine (interrogazione, compilazione di documenti ecc.).

Gli insegnanti rappresentano una figura centrale nella società per il loro ruolo di crescita dell’individuo e trasmissione di valori e cultura. L’ insegnante etico (secondo la definizione di Campbell) è quello che, mosso da buone pratiche, sa di avere una grande responsabilità morale e incarna i principi di imparzialità, benevolenza e cura dell’altro, empatia e rispetto della persona (2).

Oggi, più che mai, è importante che i docenti abbiano una formazione basata sulle competenze relazionali ed affettive, impostate su riconoscimento e gestione delle emozioni, empatia, contatto autentico con sé e con l’altro, attitudine al lavoro in team, capacità di gestione e risoluzione dei conflitti. Senza queste premesse non può esistere – nel contesto di una relazione asimmetrica –  una vera assunzione di responsabilità, non possono esistere autorevolezza ed efficacia educativa.

Obiettivo finale di una tale formazione orientata alla pedagogia della cura è in primis promuovere lo sviluppo culturale ed emotivo degli allievi creando un ‘clima facilitante’ (3) ovvero le condizioni ottimali per l’apprendimento; ma anche restituire il legittimo riconoscimento del proprio lavoro agli insegnanti, recuperando una buona relazione, complice e costruttiva, con i genitori; infine, last but not least, prevenire/curare il burnout, aiutando gli insegnanti a ritrovare motivazione, entusiasmo e benessere psico-fisico.

1.Galimberti U. La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo. Serie Bianca – Feltrinelli, gennaio 2018, pag. 176

2.Campbell, The Ethical Teacher, Maidenhead, UK: Open University press, 2003.

3.Rogers. Un modo di essere. Giunti Ed, 2012