I principi rogersiani al servizio del sociale


a cura di Emanuela Oungre, biologa, naturopata, counselor

Quando lessi il testo di Rogers “Potere personale”, rimasi molto affascinata dal primo capitolo del libro il cui titolo è “La politica delle professioni di aiuto”. Ciò che mi colpì fin da subito, fu il suo potere rivoluzionario.

A quei tempi, ero ancora all’inizio del mio percorso di counseling cominciato proprio con i seminari su Rogers, per cui tutto, sebbene affascinante e interessante, rimaneva su un piano ancora abbastanza teorico.

Con l’esperienza pratica del tirocinio, la teoria ha preso corpo ed è stato lì che ho potuto vivere di persona lo straordinario potere rivoluzionario dell’approccio di Rogers.

Rogers afferma che non c’è alcuna politica alla base dell’approccio psicoterapeutico centrato sul cliente, dove, nell’accezione più attuale, “politica” ha a che fare con il  “potere” e  il “controllo”; “si riferisce quindi alle manovre, alle strategie e alle tattiche volontarie o meno, attraverso cui le persone cercano di ottenere, possedere, condividere o cedere il potere e il controllo sugli altri e/o su di sé”.

Politica quindi è la dinamica delle interazioni complesse che si creano tra due o più persone.

L’azione rivoluzionaria di Rogers è proprio nella totale sovversione del potere e del controllo all’interno della relazione terapeuta/cliente.

Così come scrive nel capitolo sopra citato, “Il terapeuta diviene “levatrice” del cambiamento e non colui che lo genera. L’autorità decisiva è posta nelle mani del cliente, sia per le piccole cose, ….sia per le grandi decisioni che riguardano la direzione che dovrà prendere il corso dell’esistenza”.

Il terapeuta viene quindi ridimensionato a facilitatore di un processo che dipende fondamentalmente dal cliente stesso, il quale non solo viene posto al centro della relazione, ma diviene più responsabile della sua condizione e del possibile percorso.

E’ proprio questo spostamento della responsabilità del processo evolutivo che mi ha affascinato fin da subito, risuonando con una visione già parte di me rispetto al processo di guarigione nella malattia.

Punto focale diventa quindi l’individuo e non il problema che porta.

Con il counseling infatti, aiutiamo l’individuo a prendersi carico di sé attraverso un approccio che dà più spazio alle emozioni, volto maggiormente al sentire e quindi ad entrare in contatto con sé stessi.

La parola chiave è FIDUCIA; l’uomo è un organismo degno di fiducia, una fiducia supportata non solo dall’esperienza ma anche dalle conoscenze della biologia, della neurofisiologia, della psicologia, della bioenergetica. Il terapeuta dunque deve avere fiducia nel cliente.

La Natura stessa, con la sua tendenza a riproporsi alla Vita nonostante la ciclicità di eventi e condizioni talvolta sfavorevoli, ci appare in tutta la sua spinta vitale e ci rappresenta che l’organismo ha in sé tutto ciò che gli è necessario.

E’ la “tendenza attualizzante” di Rogers, un’energia caratteristica di tutti gli organismi viventi e direzionata al completo sviluppo dell’individuo.

Perché fiorire si può e si deve, anche in mezzo al deserto, perché se le cose fragili come un fiore di ginestra lo sanno fare, anche noi siamo chiamati a fare altrettanto. Giacomo Leopardi

Da bambini, il bisogno di essere riconosciuti e accettati dalle persone che amiamo, è vitale per la nostra sopravvivenza, e pur di non perdere l’amore dei genitori, tendiamo ad alimentare quei comportamenti che percepiamo considerati positivi dall’adulto e a reprimere quelli invece valutati negativamente.

Nel tempo, questo porta a strutturarci in un certo modo e a sacrificare una parte importante di noi al punto da compromettere la nostra naturale realizzazione.

La crescita e lo sviluppo ad individuo adulto avvengono comunque, ma sono come quelli di un albero in cui potature successive hanno fortemente condizionato la sua evoluzione naturale, esattamente come nel bonsai: avrà la forma e le sembianze dell’albero, ma le sue dimensioni sono fortemente ridotte.

Quindi, anche in assenza di condizioni ottimali, la tendenza alla sopravvivenza e all’autorealizzazione prevalgono sempre, proprio perchè “la tendenza attualizzante può essere ostacolata, ma non completamente eliminata” come dice lo stesso Rogers.

 Nella relazione di counseling, la persona può raggiungere la sua piena realizzazione, quanto più si trova in condizioni favorenti questo naturale sviluppo, libero da condizionamenti. Il clima facilitante l’instaurarsi di una relazione e comunicazione profonda favorenti la crescita della persona, si basa sull’accettazione incondizionata, sull’ascolto empatico e la congruenza, l’essere cioè sé stessi momento per momento nella relazione con l’altro.

Questi sono i principi del counseling rogersiano.

Il non fornire soluzioni, consigli, direttive, ma lasciare spazio al cliente perché possa entrare in contatto con sé stesso, con le emozioni che lo attraversano, rappresenta un’enorme facilitazione all’apertura, al creare uno spazio e un tempo per l’emersione del sentire, mettendo in atto un’opera di pulizia estremamente liberatoria.

La relazione è nel “qui e ora”, nel presente, e questa è una differenza fondamentale rispetto ai percorsi di psicoterapia che vanno a lavorare su tematiche antiche. Rispetto al tema del sociale, gli operatori, proprio per la natura del lavoro che vanno a svolgere, possono incontrare  una serie di disagi che il counseling può supportare. Per citarne alcuni: perdita di confini, sensazione di blocco, senso di frustrazione di fronte ad un compito impossibile, rischio di burnout.  Il fermarsi un attimo di fronte alla propria fragilità, prendendosi il tempo per ascoltarsi, significa dare spazio e accadimento proprio a quella parte preziosa che viene  messa in gioco in un lavoro che risponde ai bisogni della comunità.