Il counseling nel lavoro: un’opportunità per le aziende?


di Sonia Terranova HR Business Partner, gestione risorse umane, counselor CoMeTE.

Il mondo del lavoro oggi, nell’era digitale, ossia del maggior utilizzo della comunicazione attraverso gli strumenti informatici, fa emergere nuove problematiche, legate soprattutto a una nuova visione delle relazioni e ad un nuovo approccio organizzativo e lavorativo.

Le relazioni interpersonali sono spesso gestite attraverso un monitor da pc, grazie alla larga diffusione delle email, di internet e dei software di messaggistica istantanea (chat o Skype) messi a disposizione dai dispositivi mobili.

Inoltre l’avvento della digitalizzazione ha incrementato i ritmi e la quantità di lavoro per ciascun lavoratore, con il conseguente aumento di stress dell’individuo e dell’organizzazione.

I momenti di confronto diretto si riducono, causando un aumento di possibilità per entrare nell’area di conflitto con il collega o con il proprio diretto responsabile.

L’efficacia e l’efficienza di una risorsa vengono misurate dalle aziende su quantità, qualità e tempi, lasciando poco spazio all’espressione personale e al contatto umano.

Sempre più spesso nell’ambito lavorativo si parla di mobbing, burn-out e stress da lavoro correlato.

Alla luce di questi cambiamenti e difficoltà epocali, mi sono chiesta quanto e come il counseling si possa inserire in un contesto aziendale, quali benefici possa apportare alle nuove organizzazioni e ai lavoratori digitali e soprattutto per chi, non per libera scelta, rimane senza lavoro.

Durante il mio periodo di tirocinio, a conclusione del mio percorso formativo triennale in counseling, ho potuto riflettere su varie tematiche legate al mondo del lavoro, tra cui:

  • Quali sono gli aspetti del lavoro che possono essere trattati attraverso il counseling?
    Il counseling può essere un valido supporto per chi perde il lavoro e vuole accettare il distacco dal precedente datore di lavoro. Può essere uno strumento per accompagnare il lavoratore verso la fase di comprensione e accettazione del distacco e verso la ricerca di nuove risorse motivazionali. Inoltre è possibile utilizzare il counseling nelle situazioni di accoglienza e ascolto per chi sta vivendo situazioni di mobbing, sopruso, ingiustizia o stress eccessivo. Accedere a uno sportello di ascolto in counseling è il primo passo verso verso il riconoscimento dei propri limiti e per la ricerca di uno stato di benessere migliore, oltre che per vedere con maggior lucidità cosa sta accadendo intorno a sé e cercare una soluzione risolutiva al problema.
  • Ci sono dei limiti nell’uso del counseling per le tematiche di mobbing, burn-out e stress da lavoro correlato?
    Il counseling non è una scelta obbligata e neanche l’ultima scelta possibile nel panorama delle relazioni di aiuto. Ma nella mia esperienza sento di poter dire che il counseling è l’opportunità per tutti noi di leggersi e sentirsi attraverso gli occhi e il cuore di chi ci ascolta veramente. E’ il primo passo verso una richiesta di aiuto e la ricerca del benessere.
  • Quali spazi ci sono all’interno delle aziende per poter inserire un percorso di counseling per i lavoratori che evidenziano la necessità di confrontarsi su temi specifici?
    L’azienda potrebbe riservare degli spazi dedicati all’ascolto dei propri lavoratori, ma per garantire il setting corretto e la privacy, gli spazi devono essere collocati in un’area distante dall’area di lavoro e non facilmente accessibile ai colleghi. Da questo punto di vista potrebbe essere forse necessario uno spazio di counseling offerto e promosso dell’azienda ma in uno spazio esterno.
  • Le aziende sono pronte a valutare il Counseling oltre che il Coaching?
    L’azienda opera in un contesto in cui il mercato e la direzione aziendale chiedono e valutano la performance del prodotto e del servizio. Per il team e per la persona nella sua individualità la valutazione è un momento formale, basato su criteri precisi e legati alla pura performance lavorativa. Oggi le nuove start-up straniere, ma anche italiane, hanno riscoperto una consapevolezza individuale e di gruppo che sempre più valorizza l’individuo per quello che può offrire in termini di creatività, espressività e valore umano, che nel tempo diventeranno elementi differenzianti per le imprese di successo. Per arrivare a questo obiettivo, il counseling potrebbe trovare terreno fertile, perché per lavorare nei team sfidanti e nelle organizzazioni dinamiche è necessario comporre team motivati, consapevoli dei propri punti di forza e delle proprie criticità, ma pronti a dialogare e condividere in maniera proattiva e costruttiva. Attraverso il counseling è possibile rafforzare l’ascolto e autoascolto, riscoprendo così le proprie doti, eliminando schemi rigidi e attivando nuove modalità di azione.

Il lavoro nobilita o debilita?

Non ho una risposta precisa, ma per tutto quello che è la mia esperienza lavorativa e quella di tirocinio nel counseling, mi sento di affermare che il lavoro è una componente della nostra vita: sta a noi trovare la strada giusta per far sì che possa nobilitarci o debilitarci.

Il counseling può darci l’opportunità di vedere le due facce della medaglia e di scegliere quale lato vogliamo alimentare in noi stessi. Il lavoro è anche immagine di noi stessi, pertanto potrebbe essere interessante partire dal counseling nel lavoro per osservare le sfumature, le ombre e le luci, riconoscere i colori e cambiare le prospettive personali e professionali.